Teatro dell’Ovo e Club Etnie presentano: Marvel VS Master? Gli Avengers, Scorsese e il Cinema come mito La presentazione del corso di sceneggiatura “I Territori della Sceneggiatura” diventa il pretesto per un dibattito aperto sulla recente polemica Scorsese/Cinecomic, che, a ben vedere, attualizza l’antica querelle tra cinema d’autore e cinema commerciale.
Marvel Vs Master?
Ma esiste davvero un confine invalicabile tra questi due diversi approcci creativi e produttivi? E se, invece, appena indagandone le rispettive forme, non emergesse una rete di relazioni e di rimandi, che scoprirebbe una sostanziale conformità di entrambi i dispositivi testuali a un’idea mitica di cinema? O, per dire meglio, al cinema come mito?
King Kong
King Kong è un crocevia fondamentale del nostro immaginario: in bilico tra l’aspirazione al ritorno edenico e le ragioni della colpa, sul corpo dell’enorme primate si addensano, insieme con le ombre freudiane dell’es, le tensioni novecentesche e ancora contemporanee tra l’aspirazione alla legittimità spirituale del desiderio e la sua natura bestiale, che ne inficia (o parodia) ogni realizzazione.
Grande metafora dello sfruttamento e dell’esposizione spettacolare dei corpi, King Kong – paradossalmente e programmaticamente primo protagonista “virtuale” della storia della settima arte -, si trasforma così nella metafora perfetta del cinema stesso: una macchina impietosa che, esponendo il corpo coatto, ne spettacolarizza e monetizza il sopruso. Ed è forse per questo che, a distanza di quasi un secolo dalla sua nascita, King Kong è ancora qui a parlarci, tra gli incubi dei paesaggi antropici e l’”eerie” nascosto della Natura, ancora una volta di vecchi e nuovi colonialismi, corpi clandestini, schiavitù femminile, belle e bestie, difese della razza, sistema fordista del maschilismo, fake news, e della fabbrica di tutti gli orrori mediatici. Soprattutto quelli del cinema. Perché, in fondo, cos’altro è il cinema se non l’incidente fatale tra il fantasma del desiderio in agguato nella luce dei nostri occhi e l’impietosa trappola dello sguardo?